martedì 29 marzo 2011

"Ascoltate" la Natura - Testamento spirituale di Albert Einstein

Quanto accade nel Mondo negli ultimi mesi, dai movimenti di liberazione da governi totalitari, alla catastrofe Giapponese, senza dimenticare altri eventi minori per numero di persone coinvolte ma ugualmente tragici, deve farci riflettere.
Non intendo addentrarmi in questioni politico-economiche, ci sono già fior di soloni che ci riempiono la testa di stronzate, voglio invece analizzare un aspetto più umano. Umano inteso come appartenente alla sfera dell'uomo e di ciò che lo circonda.
L'essere umano da quando si è dotato di capacità cognitive ha sempre cercato di dominare la natura, in un delirio di onnipotenza che nell'ultimo secolo ha raggiunto livelli inauditi. La Natura ha ben sopportato questo vezzo … fino ad oggi.
Ora non ne può più ed ha cominciato a mandare segnali inequivocabili: umani cambiate rotta o la vostra fine è segnata.
Ovviamente i toni messianici sono esagerati e mi servono per introdurre il testamento spirituale di Einstein che oggi torna attuale, non certo per il rischio “bomba all'idrogeno”, ma per il messaggio che incorpora e che deve essere una lezione per tutti.

“Pochi mesi dopo la morte di Einstein, e proprio alla vigilia dell'incontro dei "Quattro Grandi" a Ginevra, Bertrand Russell rese pubblico questo "testamento spirituale" affidatogli dal grande scienziato negli ultimi suoi giorni di vita, e sottoscritto da altri sette studiosi di fama internazionale: Bridgman (Stati Uniti), "Premio Nobel" per la fisica e professore all'Università di Harvard; Infeld (Polonia), autore di "Evoluzione della Fisica" e de "Il problema del movimento"; Muller, già titolare di cattedre a Mosca e in India e professore all'Università americana dell'Indian, "Premio Nobel" per la fisiologia e la medicina; Powell (Gran Bretagna), professore di fisica all'Università di Londra; lo stesso Bertrand Russell, "Premio Rotolatt"; Hideki Kukawa (Giappone), professore all'Università di Tokyo, "Premio Nobel" per la fisica.
Tra i firmatari della solenne dichiarazione relativa alle armi nucleari si trova anche Frederic Joliot Curie, che aderì tuttavia all'ammonimento con due riserve.

Testamento spirituale
(messaggio contro la guerra atomica)
Il clima di “guerra fredda” che ha segnato la storia dell’umanità dalla fine del secondo conflitto mondiale fino alla caduta del muro di Berlino, giungendo più volte alla soglia di un nuovo conflitto mondiale, fa parte ormai del passato. Tuttavia l’uomo non ha abbandonato la costruzione degli ordigni nucleari che fanno tuttora parte degli armamenti di un numero ampio di nazioni del mondo. Crediamo che il sentimento di pericolo ed insieme di amore per il futuro stesso dell’umanità che hanno ispirato questo documento siano pertanto ancora attuali e rappresentino un ulteriore elemento di riflessione.
In considerazione del fatto che in ogni futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi mettono in pericolo la continuazione stessa dell'esistenza dell'umanità, noi rivolgiamo un pressante appello ai governi di tutto il mondo affinché si rendano conto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e li invitiamo, di conseguenza, a cercare mezzi pacifici per la soluzione di tutte le questioni controverse tra loro.
Nella tragica situazione in cui l'umanità si trova di fronte noi riteniamo che gli scienziati debbano riunirsi in conferenza per accertare i pericoli determinati dallo sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito del progetto annesso.
Parliamo in questa occasione non come membri di questa o quella Nazione, Continente o Fede, ma come esseri umani, membri della razza umana, la continuazione dell'esistenza della quale è ora in pericolo.
Il mondo è pieno di conflitti e, al di sopra di tutti i conflitti minori, c'è la lotta titanica tra il comunismo e l'anticomunismo. Quasi ognuno che abbia una coscienza politica ha preso fermamente posizione in una o più di tali questioni, ma noi vi chiediamo, se potete, di mettere in disparte tali sentimenti e di considerarvi solo come membri di una specie biologica che ha avuto una storia importante e della quale nessuno di noi può desiderare la scomparsa.
Cercheremo di non dire nemmeno una parola che possa fare appello a un gruppo piuttosto che a un altro. Tutti ugualmente sono in pericolo e se questo pericolo è compreso vi è la speranza che possa essere collettivamente scongiurato. Dobbiamo imparare a pensare in una nuova maniera: dobbiamo imparare a chiederci non quali passi possono essere compiuti per dare la vittoria militare al gruppo che preferiamo, perché non vi sono più tali passi; la domanda che dobbiamo rivolgerci è: "quali passi possono essere compiuti per impedire una competizione militare il cui esito sarebbe disastroso per tutte le parti?".
L'opinione pubblica e anche molte persone in posizione autorevole non si sono rese conto di quali sarebbero le conseguenze di una guerra con armi nucleari. L'opinione pubblica ancora pensa in termini di distruzione di città. Si sa che le nuove bombe sono più potenti delle vecchie e che mentre una bomba atomica ha potuto distruggere Hiroshima, una bomba all'idrogeno potrebbe distruggere le città più grandi come Londra, New York e Mosca. È fuori di dubbio che in una guerra con bombe all'idrogeno le grandi città sarebbero distrutte; ma questo è solo uno dei minori disastri cui si andrebbe incontro.
Anche se tutta la popolazione di Londra, New York e Mosca venisse sterminata, il mondo potrebbe nel giro di alcuni secoli riprendersi dal colpo; ma noi ora sappiamo, specialmente dopo l'esperimento di Bikini, che le bombe nucleari possono gradatamente diffondere la distruzione su un'area molto più ampia di quanto si supponesse. È stato dichiarato da una fonte molto autorevole che ora è possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima.
Una bomba all'idrogeno che esploda vicino al suolo o sott'acqua invia particelle radioattive negli strati superiori dell'aria. Queste particelle si abbassano gradatamente e raggiungono la superficie della terra sotto forma di una polvere o pioggia mortale. Nessuno sa quale ampiezza di diffusione possano raggiungere queste letali particelle radioattive, ma le maggiori autorità sono unanimi nel ritenere che una guerra con bombe all'idrogeno potrebbe molto probabilmente porre fine alla razza umana.
Si teme che, qualora venissero impiegate molte bombe all'idrogeno, vi sarebbe una morte universale, immediata solo per una minoranza, mentre per la maggioranza sarebbe riservata una lenta tortura di malattie e disintegrazione.
Molti ammonimenti sono stati formulati da personalità eminenti della scienza e da autorità della strategia militare.
Nessuno di essi dirà che i peggiori risultati sono certi: ciò che essi dicono è che questi risultati sono possibili e che nessuno può essere sicuro che essi non si verificheranno. Non abbiamo ancora constatato che le vedute degli esperti in materia dipendano in qualsiasi modo dalle loro opinioni politiche e dai loro pregiudizi. Esse dipendono solo, per quanto hanno rivelato le nostre ricerche, dalle  estensioni delle conoscenze particolari del singolo. Abbiamo riscontrato che coloro che più sanno sono i più pessimisti.
Albert Einstein Testamento Spirituale
Questo, dunque, è il problema che vi presentiamo, netto, terribile e inevitabile: dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l'umanità dovrà rinunciare alla guerra? È arduo affrontare questa alternativa perché è così difficile abolire la guerra. L'abolizione della guerra chiederà spiacevoli limitazioni della sovranità nazionale, ma ciò che forse ostacola maggiormente la comprensione della situazione è che il termine "umanità" appare vago e astratto, gli uomini stentano a rendersi conto che il pericolo è per loro, per i loro figli e i loro nipoti e non solo per una generica e vaga umanità.
È difficile far sì che gli uomini si rendano conto che sono loro individualmente e i loro cari in pericolo imminente di una tragica fine.
E così sperano che forse si possa consentire che le guerre continuino purché siano vietate le armi moderne. Questa speranza è illusoria.
Per quanto possano essere raggiunti accordi in tempo di pace per non usare le bombe all'idrogeno, questi accordi non saranno più considerati vincolanti in tempo di guerra ed entrambe le parti si dedicheranno a fabbricare bombe all'idrogeno non appena scoppiata una guerra, perché se una delle parti fabbricasse le bombe e l'altra no, la parte che le ha fabbricate risulterebbe inevitabilmente vittoriosa.
Sebbene un accordo per la rinuncia alla armi nucleari nel quadro di una riduzione generale degli armamenti non costituirebbe una soluzione definitiva, essa servirebbe ad alcuni importanti scopi.
In primo luogo ogni accordo tra est e ovest è vantaggioso in quanto tende a diminuire la tensione internazionale. In secondo luogo, l'abolizione delle armi termonucleari, se ognuna delle parti fosse convinta della buona fede dell'altra, diminuirebbe il timore di un attacco improvviso del tipo di Pearl Harbour che attualmente tiene le parti in uno stato di apprensione nervosa.
Saluteremo perciò con soddisfazione un tale accordo, anche se solo come primo passo. La maggior parte di noi non è di sentimenti neutrali, ma come esseri umani dobbiamo ricordare che affinché le questioni fra Est e Ovest siano decise in modo da dare qualche soddisfazione a qualcuno, comunista o anticomunista, asiatico, europeo o americano, bianco o nero, tali questioni non devono essere decise con la guerra. Desideriamo che ciò sia ben compreso sia in oriente che in occidente. Se vogliamo, possiamo avere davanti a noi un continuo progresso in benessere, conoscenze e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte perché non siamo capaci di dimenticare le nostre controversie?
Noi rivolgiamo un appello come esseri umani ad esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo vi è aperta la via di un nuovo Paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale.”
Buona vita.

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