venerdì 28 gennaio 2011

LA SORGENTE DELLA FELICITÀ

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giovedì 27 gennaio 2011

La favola dei "caldomorbidi"

Ho letto una bella fiaba di Claude Steiner.
Claude Steiner vive negli Stati Uniti, è psicologo clinico e analista transazionale. Collaboratore ed amico di Eric Berne, fonda con lui l'International Transactional Analysis Association (ITAA).
Dal 1965 approfondisce e scrive sull'importanza che le emozioni hanno nella nostra vita.

Leggetela e regalatela. 


"C'era una volta un luogo, molto, molto, molto tempo fa, dove vivevano delle persone felici. Fra queste persone felici ce n'erano due che si chiamavano Luca e Vera. Luca e Vera vivevano con i loro due figli Elisa e Marco.

Per poter comprendere quanto erano felici, dobbiamo spiegare come erano solite andare le cose in quel tempo e in quel luogo.
Vedete, in quei giorni felici, quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido. E, quando il bambino infilava la sua manina nel sacchetto, poteva sempre estrarne un… "caldomorbido".
I caldomorbidi in quel tempo erano abbondantissimi e molto richiesti perché, in qualunque momento una persona ne sentisse il bisogno, poteva prenderne uno e subito si sentiva calda e morbida a lungo.

Se, per qualche motivo, la gente non avesse ricevuto con una certa regolarità dei caldomorbidi, avrebbe corso il rischio di contrarre una strana e rara malattia. Era una malattia che partiva dalla spina dorsale e che lentamente portava la persona ad incurvarsi, ad appassire e poi a morirne.
In quei giorni era molto facile procurarsi i caldomorbidi: se qualcuno li chiedeva, trovava sempre qualcun altro che li dava volentieri. Quando uno, cercando nel suo sacchetto, tirava fuori un caldomorbido, questo aveva la dimensione di un piccolo pugno di bambina ed un colore caldo e tenero. E subito, vedendo la luce del giorno, questo sorrideva e sbocciava in un grande e vellutato caldomorbido.
E quando era posto sulla spalla di una persona, o sulla testa, o sul petto, e veniva accarezzato, piano piano si scioglieva, entrava nella pelle e subito la persona si sentiva bene e per lungo tempo.

martedì 25 gennaio 2011

Anoressia: Isabelle Caro una tragedia che colpisce ancora

I mass-media ci bombardano di messaggi tutti i giorni e spesso questi messaggi hanno connotati negativi, se non disastrosi, soprattutto su quelle menti non preparate ad accoglierli. Peggio ancora quando questi alimentano convinzioni, se non addirittura disturbi mentali conclamati, di giovani e giovanissimi.

Anoressia e bulimia sono tra questi. I disordini alimentari sono malattie "complesse, determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo, che quindi richiedono un trattamento sia del problema alimentare in sé che della sua natura psichica. Possono manifestarsi in persone di diverse età, sesso, provenienza sociale, ma sono solitamente più comuni in giovani donne in età compresa tra i 15 e i 25 anni.

Al centro del disordine alimentare, che si manifesta come malattia complessa, risultante dall’interazione di molteplici fattori biologici, genetici, ambientali, sociali, psicologici e psichiatrici, c’è comunque da parte del paziente una ossessiva sopravvalutazione dell’importanza della propria forma fisica, del proprio peso e corpo e una necessità di stabilire un controllo su di esso.  Tra le ragioni che portano allo sviluppo di comportamenti anoressici e bulimici, si evidenziano, oltre a una componente di familiarità (studi transgenerazionali e sui gemelli hanno dimostrato che i disordini alimentari si manifestano con più probabilità tra i parenti di una persona già malata, soprattutto se si tratta della madre), l’influenza negativa da parte di altri componenti familiari e sociali, la sensazione di essere sottoposti a un eccesso di pressione e di aspettativa, o al contrario di essere fortemente trascurati dai propri genitori, il sentirsi oggetto di derisione per la propria forma fisica o di non poter raggiungere i risultati desiderati per problemi di peso e apparenza."

giovedì 13 gennaio 2011

SCOPRI IL TUO POTENZIALE Lama Ole Nydahl

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La Magia del Linguaggio

Sei un professionista della comunicazione? O, semplicemente, vuoi migliorare il tuo modo di relazionarti con gli altri e con te stesso? Chiunque tu sia e qualunque cosa tu faccia non puoi fare ameno di imparare il Meta Modello, perché è un modo di raccogliere informazioni di alta qualità dalle persone con cui si lavora, non importa di quale campo si tratti.

“Il Meta Modello è stato sviluppato per la prima volta da John Grinder e Richard Bandler. In effetti, è la primissima cosa che hanno creato insieme. Tutto il resto della PNL è stato scoperto e sviluppato ponendo le domande del Meta Modello.” (Robert Dilts)
Imparare il Meta Modello vuol dire imparare come “ascoltare ed identificare gli schemi nel linguaggio delle persone”.
Capendo gli schemi linguistici e con le domande appropriate, quelle del Meta Modello, possiamo andare ad un livello superiore di consapevolezza “in modo da poter pensare e provare sensazioni riguardo al livello precedente” (Michael Hall)

martedì 11 gennaio 2011

Valorizzare la mente

"Cos'è la mente? L'essere umano si è da sempre interrogato su questo. Tante sono state le risposte, cosi tante da non poterle elencare né menzionare tutte. E' possibile però trarre un comune denominatore dalle varie definizioni: la mente siamo noi, diventa ciò che pensa e può creare qualsiasi cosa.

La comprensione della natura della mente è fondamentale per riuscire a far sì che la sua energia possa andare in direzione del benessere della nostra vita e possa darci la possibilità di usarla in libertà, impedendole di usare noi. Conoscere, aprire, gestire, allenare e valorizzare la mente è quindi vitale per vivere al meglio.
Generalmente c'è una grande inconsapevolezza dell' esperienza umana interiore, poiché la mente ordinaria presta attenzione per lo più al mondo esteriore, seguendo vecchi schemi, attraverso pensieri che ritornano e ci condizionano. L'acquisizione della capacità di essere presenti alla percezione del mondo interiore può permetterci di liberarci da pensieri che non ci appartengono, di divenire osservatori delle emozioni e dei pensieri, senza giudicare, senza analizzare, in una dimensione di spazio e di tempo sempre nuova, per poter scoprire la natura vera e profonda di noi stessi.

martedì 4 gennaio 2011